Prendete un trentenne newyorkese terribilmente fascinoso e mettetelo in gara a un America’s got talent con ascolti da brivido in tutto il continente. Mettetegli una chitarra al collo, uno sguardo magnetico e una voce irresistibile. Metteteci anche che il nostro parla e predica di amore e fratellanza, proprio lì, nel tempio del consumismo e del business cinico e sfrenato. E seguite l’irresistibile ascesa del ragazzone, il successo, il suo folle tentativo di cambiare le regole del gioco; fino all’inevitabile patatrac finale, quando tutto sembra andare malamente a rotoli.
Come la volta precedente del resto…
Già perché, last ma decisamente not least, il trentenne in questione è niente di meno che Gesù.
Quello vero eh, mica un “Jesus” sudamericano qualunque.
Proprio il figlio di Dio, mandato una seconda volta sulla Terra per cercare di salvare il salvabile di un pianeta che se ne va allegramente a rotoli.
Il fatto è che, dopo le fatiche della prima missione, il Padreterno si era concesso qualche giorno di riposo per andare a pescare. Ma siccome i giorni celesti equivalgono a secoli terrestri, ecco che il poveretto, al suo ritorno, scopre che quel semplice comandamento che aveva provato a lanciare il figliolo (“Fate i bravi”. Splendido) è stato frainteso, violato, negato, rielaborato e riadattato in tutti i modi possibili. Con le conseguenze che sappiamo.
È un libro davvero strano questo del giornalista e scrittore scozzese.
Parte male, anzi malissimo, con una sfilata di demenziali luoghi comuni (tipo appunto il Padreterno che va a pesca due giorni, torna e sono passati due millenni. Ma c’è anche Jesus che schitarra nei cieli con Jimi Hendrix, Hitler che serve ai tavoli nel ristorante infernale di Lucifero e diverse altre cosucce non proprio esaltanti). Insomma bisogna buttarne giù un po’ prima che la storia ingrani davvero.
Ma poi, non appena si cominciano a seguire le vicende in stile flower power del moderno JC, per quanto bizzarro possa apparire, ci si ritrova incollati alla pagina fino al funambolico finale.
In un susseguirsi di vicende surreali, peraltro farcite qua e là di una morale post new-age un tanto al chilo che in condizioni normali farebbe chiudere il libro di corsa.
E invece, come detto, il libro si legge, si gusta e si fa perdonare quasi tutto, tanto che è difficile chiuderlo senza ritrovarsi con un sorriso beota sulle labbra. Miracolo?
edito da Einaudi
pp. 381 – euro 19