Ci troviamo in un sistema economico che impone alle famiglie di spostarsi, ai genitori di una bimba di trasferisi di città in città, nella costante ricerca di un migliore trattamento economico, della possibilità di costruire un futuro. Ma, in questo costante divenire, si rischia di venire a contatto con presenze che andrebbero lasciate in pace, si aprono porte che qualcuno ha avuto l’accortezza di celare. Si tratta di un vecchio clichè della narrativa horror: una famiglia si trasferisce in una nuova abitazione, magari attratta dal prezzo incredibilmente conveniente rispetto alle dimensioni e alla posizione della casa. La piccola Coraline deve lasciare i suoi migliori amici per seguire il padre, uomo in carriera completamente assorto dalla sua occupazione, e la madre, controllore inflessibile dell’impegno profuso dal consorte per migliorare la propria posizione. L’abbandono della vita che era avviene in fretta, giusto il tempo di un viaggio. Poi la macchina si ferma, si scaricano le valigie, si incominciano i piccoli lavori di restauro necessari per rendere la magione un posto veramente abitabile. La madre non vuole la piccola tra i piedi, la manda in esplorazione con un pretesto, da sola. E qui, nella più completa solitudine, Coraline scopre quella piccola porta. Quasi invisibile, confusa con la tappezzeria, e così piccola che per poterla attraversare occorre mettersi a carponi. La bimba è curiosa ma la porta non si apre, è chiusa da una chiave che la madre si rifiuta di darle, forse vagamente preoccupata della strana effige di un bottone che campeggia su di essa. Ma il richiamo è troppo forte, Coraline è una bimba molto vispa ed intraprendente, non si lascia certo abbattere da una simile difficoltà. Approfittando della cronica distrazione della madre e dell’assenza, altrettanto cronica, del padre, riesce a prendere la chiave. Durante il giorno, la porta rivela soltanto un invalicabile muro di mattoni: il mondo che nasconde esiste solo di notte, e Coraline lo scoprirà presto. Là dietro si trova una riproduzione della casa in cui vive, ma in questa nuova situazione tutto è perfetto. Il soggiorno è pulito e ordinato, il giardino rigoglioso, la sua stanza colma di balocchi animati, il tavolo ricoperto di golosi manicaretti: ma nella nuova casa non ci sono solo oggetti. L’artefice di tutto questo è infatti la sua nuova madre. Così diversa dall’altra: cordiale, propositiva, affettuosa. Se non fosse per quei bottoni al posto degli occhi, sarebbe veramente perfetta! Ma non è tutto oro ciò che luccica, e Coraline si renderà presto conto di come questo regno apparentemente perfetto celi in realtà una letale minaccia. La sfida che la piccola dovrà affrontare sarà dunque una’aspra lotta per la salvezza e la liberazione di chi, oltre a lei, è stato vittima di quell’incantesimo.
Neil Gaiman riesce a tenere alta la tensione per tutta la durata della narrazione, nell’ambito di un romanzo per ragazzi che è adatto anche agli adulti, sia per la grande facilità di lettura che per la profondità delle tematiche affrontate. Il tema del doppio e del mondo parallelo, due grandi classici della narrativa, sono da Gaiman intrecciati abilmente, nonostante la sensazione di déjà vu che si avverte a volte nei confronti dei grandi classici (uno su tutti: Alice nel paese delle meraviglie), dai quali lo sceneggiatore di fumetti prestato alla letteratura ha tratto a piene mani. Ma proprio nell’improvvisazione sul tema sta, a mio parere, il valore di questo libro, capace di regalare brividi lungo la schiena a grandi e piccini, riuscendo al tempo stesso ad essere veicolo di un messaggio educativo più che condivisibile: non ci sono scorciatoie, se si vuole trovare la felicità e la propria realizzazione è necessario uno sforzo costante e un’accettazione di ciò che è apparentemente negativo.
edito da Mondadori
pp. 182 – euro 9