“Il piccione” è un romanzo breve, ambientato nell’arco di ventiquattro ore, con cui Patrick Süskind ci trasporta in un mondo quasi kafkiano.
E’ la vicenda di Jonathan Noel, un cinquantenne che conduce serenamente una vita monotona e maniacalmente uniforme, senza relazioni sociali se non quelle essenziali per vivere e lavorare, convinto che niente di fondamentale possa più capitargli se non la morte. Jonathan odia qualsiasi evento che possa rompere questa routine. Del resto durante la prima parte della sua vita ha avuto molti eventi inaspettati e drammatici: da bambino si è trovato all’improvviso senza i genitori deportati e trasferito presso uno zio fino allora sconosciuto; poi, più avanti, è stato arruolato per la guerra in Indocina. Al ritorno, viene convinto dallo zio a sposare una sconosciuta che, dopo quattro mesi, partorisce una bambina e scappa con un altro uomo. Tutti questi eventi portarono Jonathan a perdere la fiducia negli esseri umani e a cercare sicurezza, evitandoli. Inizia così una vita tranquilla e solitaria fino a più di cinquant’anni quando, una mattina, capita l’evento inatteso: fuori dalla stanza dove abita c’è, accovacciato in terra, un piccione che lo guarda. Questo evento è scioccante per Jonathan e lo getta nel panico: quell’occhio animale lo paralizza, lo fa sentire di colpo vecchio, un fallito pronto a morire. Da questo momento, fa di tutto per evitare il pennuto e tornare alla sua vita normale ma una serie di banali eventi lo getta ancor più in confusione.
Può lo sguardo di un piccione cambiare la vita o è la classica crisi di mezza età? E’ evidente che l’uccello rappresenti l’evento improvviso, inatteso, magari anche banale ma sufficiente a cambiare di colpo il modo di sentire, di vedere le cose, di riconsiderare la propria esistenza. Da qui la voglia di cambiare, di tentare nuove strade, di sentirsi liberati da un tappo che ci faceva sentire chiusi in una bottiglia. Continuare come prima è impossibile, aprirsi al cambiamento è inevitabile. Non a caso quando Jonathan fugge dalla stanza e, per non tornarci, prende in affitto una camera d’albergo per ricominciare la sua solita vita, la stanza ha la forma di una bara: una volta cambiati dentro, sforzarsi di tornare a vivere come prima equivale a morire.
Come in altri romanzi di Süskind, il protagonista è un personaggio solitario e ossessivo, vi è un’attenzione all’aspetto psicologico, quasi esistenzialista, alla ricerca di un senso, uno scopo nella vita. Un romanzo che colpisce per la sua potenziale universalità.
“Il piccione” di Patrick Süskind
edito da Tea
pp. 102 – euro 7