“Come Bach mi ha salvato la vita” di Ramin Bahrami (Mondadori)
“Come Bach mi ha salvato la vita” di Ramin Bahrami, oggi considerato uno dei maggiori interpreti del compositore tedesco, è un libro che, pur essendo incentrato sulla vita dell’autore, non vuole essere una classica biografia ma una testimonianza musicale. Bahrami infatti con questo libro ci racconta molto di se e della sua vita con l’intento di trasmetterci la sua passione, direi devozione, per Bach e l’importanza che il compositore ha avuto per la formazione della sua professione e del suo carattere. Il libro inizia con una prefazione di Piero Rattalino che racconta il suo primo impatto con Ramin, un ragazzino piccolo e spaurito che attirò subito la sua attenzione per come suonava un brano dal “Clavicembalo ben temperato” di Bach: “Suonava malissimo, come uno che parla una lingua senza conoscerla bene e fa errori di pronuncia e di grammatica, ma sprigionava una fortissima carica emotiva, era evidente una conoscenza del dolore inconsueta per la sua giovane età”. In questa descrizione è racchiuso tutto Bahrami e la sua vita difficile iniziata a Teheran in una famiglia benestante, dove la cultura era di casa e la musica classica una presenza costante. Un giorno, bambino di sei anni, ascoltò la “Sesta Partita in mi minore” di Bach eseguita da Glenn Gould e ne rimase folgorato. Questo evento fu determinante per la sua vita , da lì la passione per Bach è diventata, come egli dice, la determinazione tipica di una vera e propria missione, la missione di diffondere nel mondo la musica bachiana. L’avvento al potere dell’ayatollah Khomeini portò ad un regime di repressione e all’arresto del padre, Ramin aveva sette anni, che morì in carcere. La tragedia e le difficoltà che seguirono non impedirono a Bahrami di approfondire la sua conoscenza e il suo amore per Bach e a tredici anni, grazie ad una borsa di studio, venne a studiare in Italia. Entrato al Conservatorio di Milano si è diplomato sotto la guida di Piero Rattalino, amato insegnante considerato quasi un padre adottivo, oltre che guida musicale e spirituale. Agli anni del conservatorio, importantissimi per la sua formazione, seguirono gli anni all’Accademia Pianistica Internazionale di Imola, dove si perfezionò con musicisti del calibro di Rosalyn Tureck, Andrass Schiff, Robert Levin. Dal 2001 abita in Germania. L’ultimo grande evento che ha visto Bahrami protagonista è stato il World Bach-Fest a Firenze, una eccezionale maratona no-stop di tre giorni tutta dedicata a Bach con lezioni pubbliche, conferenze, film e tantissima musica che ha avuto un grande successo.
“Con Bach ho imparato ad essere determinato, deciso, convinto, ma anche, benchè l’opera non sia ancora conclusa, a dominare il mio demone, vale a dire la gelosia, le arroganze giovanili, gli scatti d’ira che hanno segnato qua e là il mio percorso umano e che ancora adesso, a volte, mi impediscono di essere contemporaneamente la persona e l’artista che vorrei”.
Da queste parole si capisce l’importanza che il compositore tedesco ha avuto nella vita di Ramin Bahrami, e come la sua musica, universale e multiculturale, rappresenti un mondo ideale dove realtà più diverse convivono in armonia, dove tutto è al servizio della perfezione e della bellezza.
“Come Bach mi ha salvato la vita” di Ramin Bahrami
edito da Mondadori
pp. 118 – euro 16.50
Recensione di Antonio Marianantoni