“Uomo invisibile” di Ralph Ellison (Einaudi)
Ralph Waldo Ellison (1914-1994) è uno scrittore statunitense poco noto in Italia: docente di letteratura americana, deve la sua fama letteraria a “Uomo invisibile”, romanzo da molti considerato uno dei vertici della letteratura afroamericana del Novecento e che valse al suo autore, all’esordio narrativo nel 1953, l’assegnazione del National Book Award.
Ambientato approssimativamente negli anni ’40, “Uomo invisibile” racconta in prima persona la graduale presa di coscienza di un afroamericano (volutamente anonimo, che assume così valore esemplare) della propria condizione di marginalità sociale. La struttura è quella d’un romanzo formativo: il protagonista, ingiustamente cacciato da un college per neri le cui pratiche educative perseguono apertamente l’obiettivo di indurre gli studenti al desiderio di somigliare all’uomo bianco, si ritrova solo, lontano dal paese d’origine, scaraventato in una tumultuosa New York dove inseguire il sogno americano del successo e dell’autorealizzazione. Quelle nutrite dal protagonista si rivelano però speranze velleitarie: senza lavoro né possibilità di pagarsi un alloggio, vittima e spettatore di continue ingiustizie, solo e circondato dall’indifferenza, egli si ritrova ai margini della società newyorkese, condividendo i disagi di tutta la comunità nera di Harlem.
Il romanzo di Ellison si dimostra a questo punto capace di oltrepassare gli stretti confini della letteratura afroamericana più tradizionale, saldamente ancorata alle tematiche della discriminazione e dell’odio razziale. L’invisibilità a cui si riferisce il titolo è infatti qualcosa che comprende e supera tutto ciò: essa si identifica con l’impossibilità per il protagonista di instaurare un qualsiasi rapporto sociale veritiero, nel quale poter affermare se stesso, senza essere piegato ai fini personali di chi gli sta di fronte oppure travisato da chi in lui vede solo una proiezione del proprio pensiero. “Io sono invisibile semplicemente perché la gente si rifiuta di vedermi”, egli afferma fin dal prologo: “quando gli altri si avvicinano, vedono solo quello che mi sta intorno, o se stessi, o delle invenzioni della loro fantasia, ogni e qualsiasi cosa, insomma, tranne me”. Quest’impossibilità di affermarsi come individuo sociale si riflette narrativamente nel turbamento piscologico del protagonista, che non smette mai di tormentarsi, oscillando continuamente tra la speranza illusoria di una piena integrazione e la delusione, la rabbia per le umiliazioni a cui l’esperienza ineluttabilmente lo condanna.
Proprio in questa continua autointerrogazione di sé messa in atto dal narratore si scorgono i tratti più interessanti ed originali dell’opera di Ellison: lungi dall’individuare un’unica strada che segni “la soluzione”, “Uomo invisibile” si distende come un’opera aperta e problematica, capace far riflettere sulla questione afroamericana (ma anche sulle tante altre forme di invisibilità del mondo contemporaneo) restituendone la complessità, tanto nei suoi manifesti aspetti sociali che nei più reconditi risvolti interiori e soggettivi dell’uomo. Impossibile trovare soluzioni univoche: l’educazione accademica, respingendo il protagonista, ha fallito; l’azione politica marxista, pur costituendo una tappa cruciale della sua maturazione, finirà per deluderlo profondamente, rivelandosi basata sui medesimi comportamenti meschini della società che essa intende rivoluzionare; e nemmeno la violenza indiscriminata propugnata dai nazionalisti neri – elemento che permea tutta la narrazione rimanendo latente, per poi deflagrare nel finale con la rivolta della comunità di Harlem (episodio che si rifà storicamente al riot del 1943) – si dimostrerà una via percorribile e fruttuosa.
Il drammatico percorso formativo parrebbe così sfociare in un pessimismo cosmico, tale da lasciare il protagonista privo di risposte. Ma è proprio da questa catena di sconfitte e umiliazioni che scaturisce un seme di speranza: è sufficiente infatti la consapevolezza stessa della propria invisibilità ad offrire un frammento di verità a cui aggrapparsi, tale da guidare il protagonista verso la scelta più dura e coraggiosa, quella di non rassegnarsi alla propria condizione ma resistere e ribellarsi ancora una volta, lottare e rialzare continuamente la testa, facendo così dell’invisibilità solo uno stadio temporaneo, un momento di raccoglimento e riflessione che precede il riscatto e il “ritorno alla luce”.
pubblicato da Einaudi
pp. 604 – euro 24
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