Torna il commissario più famoso d’Italia, raccontato con maestria dalla penna di Andrea Camilleri. Torna… in questo caso sarebbe meglio dire “arriva”. Il libro, infatti, comprende tre lunghi racconti (“Sette lunedì”, “La prima indagine di Montalbano”, “Ritorno alle origini”), tutti incentrati sugli inizi di Montalbano come garante dell’ordine. Per chi pensava di sapere tutto sul personaggio, ci saranno non poche sorprese. Salvo qui è un giovane poliziotto, impegnato in una relazione con una certa Mary – della storica fidanzata Livia ancora nessuna traccia. E che dire dell’esperienza di vice-commissario nello sperduto paesino montando di Mascalippa? Una premessa di cui non tutti gli appassionati di Montalbano erano a conoscenza.
Tre racconti, dicevamo. In “Sette lunedì” il commissario deve risolvere un caso che riguarda la misteriosa uccisione di alcuni animali.
Ne “La prima indagine di Montalbano”, Salvo – appena trasferito a Vigàta – ha a che fare con la giovane Rosanna, silenziosa e provocante, che sostiene di aver cercato di uccidere un giudice su commissione.
In “Ritorno alle origini”, infine, si parla del rapimento di una bambina di tre anni.
Oltre al fatto di riferirsi agli inizi della carriera Montalbano, lo avrete capito, le tre storia hanno in comune il dettaglio di non essere incentrate su delitti di sangue. Non c’è nessun morto, tra queste pagine. Ciò nonostante le storie sono veri e propri gialli, con colpevoli, false piste, indagini prolungate.
A mio parere, la maestria di Camilleri sta anche nel saper rendere autonomo il micro-cosmo della cittadina siciliana. Anche se Vigàta è un piccolo paese – comune, come tanti -, i personaggi che vi abitano lo rendono composito, vivo e particolare. Ti verrebbe da pensare: “cosa mai può succedere tra queste quattro case?”, ma la risposta, incredibilmente, è: “Di tutto!”. E il merito di questa attività e credibilità è delle persone che si muovono, parlano e agiscono. C’è la signora pettegola, la famiglia malavitosa, il professore amante delle belle donne. E ancora, e ancora. Una serie di caratteri credibili che animano le pagine e fanno sembrare il commissario meno solo o meno perso.
Poi c’è lui, Montalbano. In questi racconti è meno scafato di come siamo abituati a vederlo, si capisce bene che è agli inizi. Ma questo non lo rende meno simpatico, tutt’altro. Non si può che parteggiare ulteriormente per lui quando cambia casa e città e va incontro a qualche problema di adattamento; non si può non parteggiare per lui quando infrange le regole e conduce le indagini a modo suo. Ancora di più, quando non si sottomette alla logica dell’equilibrio che spesso impronta le decisioni di forze dell’ordine e servitori dello Stato. Salvo non si piega davanti al potere e alla pericolosità delle famiglie malavitose, non cede ai ricatti. Pensa sempre e comunque con la sua testa. Un vero Eroe con la E maiuscola.
Per finire, una parola sola sull’uso del dialetto. Decidere di scrivere un libro in una lingua diversa da quella di uso comune è sempre un rischio – si pensi solo all’indifferenza che ha perseguitato Carlo Emilio Gadda e la sua opera in vita -, ma una volta che si è deciso di comprarlo, questo libro, sta al lettore superare l’eventuale ostacolo. Se cercate di tradurre parola per parola, impiegherete una vita a leggere le avventure di Montalbano – ammesso che riusciate ad arrivare alla fine. Se invece lasciate perdere la versione letterale e vi fate coinvolgere dalla storia il senso verrà da sé. È una specie di magia, giuro. Non parlo il siciliano, non lo conosco per niente, eppure ho capito lo stesso. Leggendo il libro era come se le parole si spiegassero da sole. Non serve un vocabolario, basta farsi prendere.
edito da Mondadori
pp. 340 – euro 10