John Perkins è stato un sicario, ma non uno di quelli che si sporcano le mani con omicidi e assassini stile mafia. Eppure leggendo questo libro il paragone con Gomorra viene naturale: nello stesso modo in cui la mafia in questo secolo è diventata un fenomeno di portata mondiale grazie all’agile sfruttamento dei sistemi fiscali e a una profonda conoscenza del mercato internazionale, abbandonando l’assetto militare (pur sempre necessario) di un tempo, anche le Lobby e le multinazionali hanno trovato a partire dagli anni settanta un nuovo modo di arricchirsi in maniera esponenziale e soprattutto formalmente “legale”: i sicari dell’economia.
Gli SDE (la sigla per gli addetti ai lavori) hanno avuto – e tutt’ora hanno – il compito di accrescere l’estensione e il potere dell’impero Americano. Come? Aiutando paesi “sottosviluppati” a diventare “moderni”, portando il modello di vita occidentale in queste nazioni, costruendo centrali elettriche, dighe, bonificando le paludi. Sembra una cosa buona e giusta guardata dall’esterno, ma non tutto è oro ciò che è luccica. Specie se a luccicare è il petrolio estratto dal terreno dei paesi “colonizzati”. E guarda caso ogni civiltà sottosviluppata che viene aiutata dall’amorevole zio Sam è gonfia di petrolio.
Il sunto di questo piano intricato è il seguente: la corporatocrazia, come la definisce l’ex SDE, è un gruppo (non ufficiale ovviamente) formato dalle multinazionali di tutto il mondo, ampiamente favorito e facilitato dallo stato più potente, gli USA, che ne ricava ovviamente un gran guadagno. Da chiarire che questo guadagno consiste nei Petrodollari. Sono fondamentali per l’economia del gigante e portano sempre buoni affari. Ma l’oro nero si trova in gran parte in paesi come Iraq, Arabia Saudita, Ecuador. Percio’ invece di invadere questi paesi militarmente si è trovata una soluzione meno rischiosa e molto, molto più lucrosa. Le lobby mandano degli economisti a scrivere dei rapporti sui territori interessati, a tracciare e diffondere profili di crescita economica a cui andrebbero incontro i paesi coinvolti se solo accettassero di costruire delle centrali elettriche nelle loro regioni. Così tutti sono contenti. Ma col decollo dell’economia la popolazione sprofonda: le centrali distruggono il territorio, le trivelle per l’estrazione del petrolio inquinano i fiumi e le terre uccidendo migliaia di abitanti. E i firmatari del patto ne sono ben consapevoli: il despota regnante di turno, ben scelto dal governo americano (il libro racconta complotti storici che mettono i brividi), accetta il patto, conscio della distruzione che porterà. Questi citati sono solo pochi dei lati negativi della modernizzazione dei paesi “sottosviluppati”. Ma allora perché? La risposta è una sola, e motiva ogni giorno le azioni degli USA, delle Lobby, dei governanti corrotti: avidità. I funzionari vogliono fare la bella vita, i dipendenti vogliono le scuole migliori per i propri figli, i despoti il potere. Lo stesso Perkins è stato incoragiato nella sua carriera da stipendi astronomici e minacce difficilmente ignorabili in caso di dichiarazioni scomode.
Ma alla fine il suo senso etico ha prevalso, e con uno sforzo titanico è riuscito a tirarsi fuori dal tavolo dove giocano i leader corrotti di tutto il mondo. L’importanza delle figure coinvolte nella vicenda narrata dal sicario pentito lascia senza fiato, rendendo il libro più avvincente di qualsiasi romanzo e più spaventoso di qualsiasi horror.
Ciò che viene denunciato in questo “Gomorra Americano” è terrificante. Un sistema che va avanti da 50 anni, implacabile nella sua efficacia, sconfortante nella sua “legalità”, sconcertante nella sua (seppur ovvia) diffusione. Queste sono cose che vanno sapute e divulgate, come incita a fare Perkins, per dare ai propri figli un futuro migliore. A questo scopo è necessario mettere alla luce il lato più malato e spaventoso dell’impero più potente della storia dell’umanità: gli Stati Uniti d’America.
“Confessioni di un Sicario dell’Economia” di John Perkins
edito da Beat
pp. 306 – euro 9
Recensione di Giulio Quarta
“Confessioni di un Sicario dell’Economia” di John Perkins (Beat Edizioni)
John Perkins è stato un sicario, ma non uno di quelli che si sporcano le mani con omicidi e assassini stile mafia. Eppure leggendo questo libro il paragone con Gomorra viene naturale: nello stesso modo in cui la mafia in questo secolo è diventata un fenomeno di portata mondiale grazie all’agile sfruttamento dei sistemi fiscali e a una profonda conoscenza del mercato internazionale, abbandonando l’assetto militare (pur sempre necessario) di un tempo, anche le Lobby e le multinazionali hanno trovato a partire dagli anni settanta un nuovo modo di arricchirsi in maniera esponenziale e soprattutto formalmente “legale”: i sicari dell’economia.
Gli SDE (la sigla per gli addetti ai lavori) hanno avuto – e tutt’ora hanno – il compito di accrescere l’estensione e il potere dell’impero Americano. Come? Aiutando paesi “sottosviluppati” a diventare “moderni”, portando il modello di vita occidentale in queste nazioni, costruendo centrali elettriche, dighe, bonificando le paludi. Sembra una cosa buona e giusta guardata dall’esterno, ma non tutto è oro ciò che è luccica. Specie se a luccicare è il petrolio estratto dal terreno dei paesi “colonizzati”. E guarda caso ogni civiltà sottosviluppata che viene aiutata dall’amorevole zio Sam è gonfia di petrolio.
Il sunto di questo piano intricato è il seguente: la corporatocrazia, come la definisce l’ex SDE, è un gruppo (non ufficiale ovviamente) formato dalle multinazionali di tutto il mondo, ampiamente favorito e facilitato dallo stato più potente, gli USA, che ne ricava ovviamente un gran guadagno. Da chiarire che questo guadagno consiste nei Petrodollari. Sono fondamentali per l’economia del gigante e portano sempre buoni affari. Ma l’oro nero si trova in gran parte in paesi come Iraq, Arabia Saudita, Ecuador. Percio’ invece di invadere questi paesi militarmente si è trovata una soluzione meno rischiosa e molto, molto più lucrosa. Le lobby mandano degli economisti a scrivere dei rapporti sui territori interessati, a tracciare e diffondere profili di crescita economica a cui andrebbero incontro i paesi coinvolti se solo accettassero di costruire delle centrali elettriche nelle loro regioni. Così tutti sono contenti. Ma col decollo dell’economia la popolazione sprofonda: le centrali distruggono il territorio, le trivelle per l’estrazione del petrolio inquinano i fiumi e le terre uccidendo migliaia di abitanti. E i firmatari del patto ne sono ben consapevoli: il despota regnante di turno, ben scelto dal governo americano (il libro racconta complotti storici che mettono i brividi), accetta il patto, conscio della distruzione che porterà. Questi citati sono solo pochi dei lati negativi della modernizzazione dei paesi “sottosviluppati”. Ma allora perché? La risposta è una sola, e motiva ogni giorno le azioni degli USA, delle Lobby, dei governanti corrotti: avidità. I funzionari vogliono fare la bella vita, i dipendenti vogliono le scuole migliori per i propri figli, i despoti il potere. Lo stesso Perkins è stato incoragiato nella sua carriera da stipendi astronomici e minacce difficilmente ignorabili in caso di dichiarazioni scomode.
Ma alla fine il suo senso etico ha prevalso, e con uno sforzo titanico è riuscito a tirarsi fuori dal tavolo dove giocano i leader corrotti di tutto il mondo. L’importanza delle figure coinvolte nella vicenda narrata dal sicario pentito lascia senza fiato, rendendo il libro più avvincente di qualsiasi romanzo e più spaventoso di qualsiasi horror.
Ciò che viene denunciato in questo “Gomorra Americano” è terrificante. Un sistema che va avanti da 50 anni, implacabile nella sua efficacia, sconfortante nella sua “legalità”, sconcertante nella sua (seppur ovvia) diffusione. Queste sono cose che vanno sapute e divulgate, come incita a fare Perkins, per dare ai propri figli un futuro migliore. A questo scopo è necessario mettere alla luce il lato più malato e spaventoso dell’impero più potente della storia dell’umanità: gli Stati Uniti d’America.
“Confessioni di un Sicario dell’Economia” di John Perkins
edito da Beat
pp. 306 – euro 9
Recensione di Giulio Quarta