Dopo il successo di “Cinquanta sfumature di grigio”, Guanda Editore ha chiamato Alain de Botton al suo dovere: bisognava cavalcare l’onda del fenomeno e lui l’ha fatto, cercando un equilibrio tra tempi di consegna, cose che aveva già scritto e libertà intellettuale.
L’argomento forse non gli era del tutto congeniale, perché lui è bravo a giustificare le nevrosi del ceto medio, non ad incendiare gli istinti di quello basso: nel breve saggio dalla copertina di colore rosso-trasgessivo-natalizio, sembra che la parte più intrigante sia l’ampia bibliografia di trattati da cui attinge.
Tra teneri generalismi del “così fan tutti” e le immancabili consolazioni del “nessun è perfetto e ognun c’ha il suo difetto”, Alain de Botton sente di voler perdonare una volta per tutte il feticismo, in fin dei conti innocuo, fino a sublimarlo in una forma di bontà.
Poi si concentra sulla pornografia.
Forse non ne fa grande uso perché cita esempi anni ‘80. Forse invece ne è annebbiato, fatto sta che prima la scambia per sesso reale, poi se la prende col senso di colpa che questa causerebbe al fruitore medio, e suggerisce di superarlo sforzandosi di trovare eccitante un quadro di Botticelli: se può essere pornograficamente appetibile un fumetto perché non un’opera d’arte? In questo caso la pornografia perderebbe la sua connotazione degradante e diventerebbe un’attività artistica di cui tutti possono andare orgogliosi, invece di farsi gli account anonimi.
E’ una trovata volenterosa, che piacerà ai conservatori di sinistra ma che contraddice la premessa del libro: se sentirsi brutti e incapaci inibisce, un’opera d’arte che sopravvive nei secoli potrebbe non prestarsi facilmente alla cliccata del consumo compulsivo.
Più facile che venga sfregiata.
La mancanza di alcuni argomenti fondamentali che avrebbe avuto senso trattare si percepisce alla fine dell’opera, che lascia un po’ a bocca asciutta, e visto l’argomento, non è un bene.
Forse Alain de Botton ha voluto conservare materiale per il completamento di una trilogia e per l’estate potrebbe uscire una sua nuova proposta: pezzi di opera lirica come sottofondo musicale ai video di YouPorn.
La lirica smetterebbe una volta per tutte di avere bisogno di sostegno economico da parte degli enti pubblici indebitati.
edito da Guanda
pp. 100 – euro 11
2 comments
Grazia says:
apr 6, 2013
Grazie, l’avevo letto ma poi non ci avevo pensato più. E’ vero, dopo l’iniziale sensazione data più che altro dal fatto che lui scrive così soavemente, non dice niente che non sia la solita roba.
corrado says:
nov 5, 2013
Questa recensione è geniale, dovrebbe essere più diffusa. Anche le altre sono splendide, mai ridondanti o noiose.