Quelli di Paterlini sono fulminanti. Brevissimi al limite della provocazione.
Una pagina. Mezza. Due righe. Tre parole. Un’emoticon.
E se sotto una certa soglia è difficile non pensare allo sberleffo intellettuale (Titolo: Exit. Svolgimento: “Spense la luce”. Titolo: Ti amo. Svolgimento: “Anch’io”), nelle poche righe che compongono la stragrande maggioranza dei 101 racconti di questa raccolta si coglie in pieno l’ingegno e la potenza espressiva del giornalista co-fondatore del mitico Cuore.
In molti casi l’autore gioca sull’effetto sorpresa, rovesciando la prospettiva del racconto sul finale. L’amplesso descritto con dovizia di particolari, che si scopre essere invece un’esecuzione al violino. La discussione accesa di un uomo con quello che si rivela essere la sua immagine riflessa nello specchio.
La morte sulla sedia elettrica di un uomo che è in realtà un povero rospo torturato da ragazzini. Lo tsunami visto da una formica.
E così via.
In altri casi invece, entro lo spazio angusto di una paginetta, Paterlini riesce ad evocare un mondo intero di sensazioni, emozioni, dolori e sconfitte. E lo fa attraversando con disinvoltura tutti i generi possibili: dalla fantascienza al thriller, dal giallo alla storia d’amore. Passando dall’umorismo al surrealismo, dal post-realismo all’iperrealismo. Sempre dando vita, con quella dote rara e meravigliosa che è saper raccontare per sottrazione, a uno spaccato maturo e palpabile di vicende umane.
Si soffre, ride, si ama e odia, ci si stupisce e indigna. Impossibile non cedere al vortice di emozioni che queste pagine riescono ad infondere nel lettore. Di qualunque tipo esso sia.
Perché nascosta dietro al titolo freudiano volutamente ingannevole c’è l’arte della narrazione nella sua accezione più piena. Senza fronzoli, né abbellimenti.
Solo le parole giuste messe al posto giusto e nel modo giusto.
edito da Einaudi
pp. 128 – euro 13