Alzi la mano chi non è cresciuto a pane e Simpson. Mi riferisco ovviamente alla generazione post anni Ottanta: quella della teledipendenza, che in mezzo ai numerosi input del piccolo schermo cerca di districarsi alla ricerca della qualità. Un esempio sta nella serie tv creata da Matt Groening. Ricalcando una strampalata famiglia e un’improbabile cittadinanza, l’autore mette in scena una serie di rimandi e citazioni che solo le menti più allenate riescono a cogliere. L’accessibilità universale del cartone animato è uno strumento per mettere a fuoco una serie di tipologie umane che rispondono a precise analisi dal punto di vista psicologico, sociale, filosofico.
Per questa ragione I Simpson e la filosofia non è affatto una lettura noiosa. Se negli ultimi anni sono sovrabbondati – in Italia e oltre – le speculazioni filosofiche su questa o quella serie televisiva, l’analisi di questo testo americano (edito in Italia dai coraggiosi ragazzi di Isbn) mette in luce una serie di caratteristiche su cui vale la pena riflettere. Personaggi come Homer, Ned Flanders e Mr Burns vengono riletti alla luce di Aristoele, Kant, Nietzsche e le principali dottrine religiose.
La scelta di interpretare in chiave intellettuale una serie tv così (nazional) popolare ha lo scopo di mostrare come i vari mondi che compongono la cultura non siano necessariamente così lontani uno dall’altro. Oltre a rispolverare quanto studiato ai tempi del liceo in un’ottica molto più divertente.

“I Simpson e la filosofia” di William Irwin, Mark T. Conrad e Aeon J. Skoble
titolo originale: “The Simpsons and Philosophy: The D’oh! of Homer”
pubblicato da ISBN Edizioni
pp. 336  –  euro 13