
Eppure quel tempo, di nostra propria volontà, l’abbiamo perso per davvero. Perché l’inevitabile delusione di fronte alle sbiadite “tinte gialle” di questo romanzo, è compensata cammin facendo dall’ironia che ne pervade le pagine. Prima di tutto quella giocata su noi lettori, che pronti ad abboccare agli ami lanciati dal narratore (“ecco finalmente l’omicidio! E poi lo scandalo! Le messe nere!”), torniamo di volta in volta con la coda tra le gambe alla semplice, prosaica realtà dei fatti. E poi quella determinata proprio dalla mediocrità dei personaggi, i cui caratteri così stereotipati ci portano inevitabilmente a simpatizzare con loro. L’abilità del narratore si gioca tutta nel confronto con questo grigiore diffuso: e gli inserimenti dell’indiretto libero, scanditi a puntino fra i molti dialoghi, favoriscono proprio quell’improbabile immedesimazione. La cifra stilistica di Gasparetto si definisce e ripete lungo tutto il libro, in un gioco quasi metaletterario costruito sul già detto e già sentito. La forma iterativa, così, torna sia a livello micro che macrostrutturale. Leggiamo allora brani come il seguente, il cui ritmo variato è costruito proprio sulle insistenti ripetizioni:
“Taceva padre Saverio, occhi chiusi, capo chino, tacevano i fratelli maestri della loggia fra Dolcino, occhi chiusi, capo chino. / Occhi chiusi capo chino non tutti o, perlomeno, non sempre. Di quando in quando, qua e là, un capo chino si alzava guardingo, occhi chiusi aprivano una fessura a interrogare” (p. 127)
E allo stesso modo percorriamo interi capitoli, come quello dal titolo “Idea di mamma”, che si apre con un Charlie piangente (“È stata un’idea della mamma, io non c’entro”, p. 243), per poi raccontarci come Charlie si sia infine ritrovato a scusarsi (piangente) di fronte a Padre Philip: “È stata un’idea della mamma, io non c’entro” (p. 244).
A ragion veduta, non possiamo che fare i complimenti allo scaltro Gasparetto, attento sia alle esigenze dei lettori in cerca di mediocrità (detto tra noi: alle ragioni del portafogli), sia a quelle della critica più attenta e agguerrita – e pure un poco antipatica.
pubblicato da Aliberti editore
pp. 299 – euro 17.50