the time of our singing mondadori powersRichard Powers è un autore poco noto in Italia. Ed è un vero peccato (come lo è in tutti i casi nei quali autori meritevoli sono scalzati nelle preferenze dei lettori da altri il cui talento è più imperscrutabile dei misteri di Fatima). Perché questo letterato americano strappato alla fisica, suo primo amore, è uno scrittore di tale bravura che se anche pubblicasse la lista della spesa ne verrebbe fuori un’opera imperdibile.
Siccome poi al nostro piace avventurarsi lungo sentieri impervi che affrontano di petto le grandi domande della modernità (di solito correlate gli effetti della scienza e della tecnologia sulle nostre vite), altro che lista della spesa: c’è solo da accomodarsi in poltrona e godersi appieno la lettura.
In questo libro, probabilmente la sua opera migliore, Powers ci regala una struggente epopea della famiglia Storm. Un fisico ebreo tedesco sfuggito al nazismo, che si divide tra la passione per la musica classica e il sogno di infrangere i limiti della teoria della relatività; la moglie, nera di Philadelphia, che ha fatto del canto il motore della sua vita; i loro tre figli, tutti straordinariamente dotati per la musica, sebbene ciascuno destinato a confrontarsi con essa in forme diverse. Sullo sfondo e tutto intorno, la guerra ancestrale tra bianchi e neri che fa da chiave di lettura dolorosa e scomoda di un secolo di storia americana, che è anche, come sempre, la storia di ciascuno di noi. Il tema del conflitto razziale è però solo uno dei tanti fili conduttori di una vicenda che tocca i più vari registri: dalla saga familiare al romanzo di formazione, dall’affresco sociale al romanzo storico.
E poi, soprattutto verrebbe da dire, la musica. Chiunque nella vita anche solo una volta abbia accarezzato un pianoforte o un qualunque strumento musicale, o abbia lasciato andare le proprie corde vocali al seguito di una melodia accattivante; o, più semplicemente, chiunque ami la musica in una qualunque delle sue infinite forme, troverà in questo libro uno dei più coinvolgenti, raffinati, lirici, emozionanti omaggi alla musica che siano mai stati scritti.
Ma anche chi non avesse dimestichezza con le note si rassicuri. Come detto, il libro ha almeno un milione di altri motivi per essere apprezzato appieno.
In un mondo che ha scommesso sul colore della pelle con la stessa fiducia con la quale crede nel tempo come successione lineare di eventi, questo libro racconta la storia di una sfida impossibile “al di là della razza, al di là del tempo”. E lo fa con una grazia letteraria e una perfezione stilistica così elevate che, giunti alla fine delle oltre 800 pagine di questo piccolo grande capolavoro, si vorrebbe ritornare all’inizio e ricominciare da capo, perdendosi nella prosa di quello che è, semplicemente, uno dei migliori scrittori in circolazione.

“Il tempo di una canzone” di Richard Powers
edito da Mondadori
pp. 835  –  euro 14