Lo stile personalissimo di Bryson, allegro e pieno di autoironia, le citazioni storiche che si alternano a storie di cronaca raccapricciante e pettegolezzi da pub, rendono l’opera scorrevole e originale, salvo alcuni momenti di stanchezza dell’autore, che si traducono in passaggi eccessivamente verbosi o persi in minutezze di poco conto.
Leggendo questo libro sotto l’ombrellone sembra un po’ di esserci in Australia, a conquistare territori, a rischiare la vita tra animali ferocissimi che sono tutti lì pronti ad aspettare che tu ti sieda su una panchina per staccarti un braccio e mangiarselo senza pietà.
Una seconda lettura però, fatta questa volta in Australia e in versione originale, consente di “leggere” oltre l’abile affabulazione dell’autore, che si prodiga un po’ troppo ripetendo che quello è un continente bellissimo, popolato da abitanti (bianchi) meravigliosi, eppure sostanzialmente costituito da bestie orribili e mortali, deserti noiosissimi dove non succede niente di intelligente e personaggi pittoreschi ma decisamente patetici.
Che a Bryson il libro sull’Australia sia stato commissionato si sa. Che a lui questo Paese, che aveva già visitato in precedenza, sia sembrato vuoto, scomodo, inutile e tedioso, si finisce col sospettarlo nonostante tutto.
pubblicato da Tea Edizioni
pp. 366 – euro 9