einaudi la giornata di uno scrutatore calvino italo“La giornata d’uno scrutatore” racconta l’esperienza di Amerigo Ormea, affiliato al partito comunista, all’interno del seggio di un istituto episcopale per minorati, storpi e anziani, durante le elezioni amministrative del 1953. Amerigo capisce da subito che il suo scopo sarà quello di impedire che il personale religioso dirotti verso la Democrazia Cristiana la scelta di persone incapaci di intendere e di volere, arrivando perfino a votare al loro posto. Con il passare delle ore, l’uomo verrà a conoscenza di un nuovo mondo (voluta quindi la scelta del nome Amerigo, connesso allo scopritore delle Americhe, Vespucci) e dovrà riconsiderare il suo bagaglio di valori e credo morali.

In Italo Calvino l’osservazione e il tema dello sguardo come strumento indagatore sono una costante, ma Amerigo è il personaggio che presenta con più spiccato vigore le caratteristiche dell’osservatore. Amerigo è uno scrutatore, termine indicante un particolare tipo di osservazione; non una fugace occhiata a cose note, ma un guardare scrupoloso, attento, rallentato, a una realtà oscura e difficile da intellègere. E questa realtà è rappresentata sia da uno spazio di confine, di margine, come il Cottolengo, diaframmatico perché penetrabile, sia uno esteso a mondo, la cui superficie in continuo divenire è oggetto attento dell’occhio calviniano.

Ancora, Amerigo Ormea è scrutatore totale, sia delle schede del seggio sia della realtà che lo circonda; questa particolare posizione lo costringere a confrontare in continuazione e con una certa dose di ossessiva ricorrenza le situazioni che gli si palesano di fronte e il proprio credo morale e politico. Pur partendo come personaggio passivo, un guardiano della legalità, Amerigo si rivela, proprio grazie all’osservazione, un carattere attivo, continuamente arrovellato su diatribe interne riguardo a moralità, realtà delle cose e vita sociale. Amerigo arriva al seggio prevenuto ma durante le ore passata al Cottolengo il dubbio di essere realmente nel giusto lo assale e, circondato dalle granitiche convinzioni degli altri scrutatori, delle suore e dei degenti, trova le risposte non nelle attività razionali, ma nella comunicazione non verbale, fatta di ansimi, tremori o sguardi, come quello tra un padre che snocciola frutta secca per il figlio handicappato.

Lo sguardo mutato al mondo investe anche le strutture grammaticali, capovolgendole di conseguenza. Le parentetiche per esempio assurgono a luogo di discernimenti dapprima soggettivi e in seguito oggettivo-narrativi; all’ottenimento di tale scopo va annoverato anche l’abbandono della lingua diafana e cristallina. La giornata d’uno scrutatore si staglia infatti tra le opere di Calvino per un’inedita forma stilistica; nonostante siano presenti elementi riconducibili alla sua penna, quali la vicinanza al parlato (con l’uso di elisioni e parole apocopate), l’autore opera attraverso una massiccia costruzione ipotattica della pagina, gonfiata con subordinate che crepano la prosa tipicamente lineare dell’autore, e l’inserzione di parentetiche, contenenti pensieri che scorrono paralleli alla vicenda, in una reiterata sensazione di simultaneità. Calvino ha voluto sperimentare con una forma espressionistica di narrazione, una scrittura frantumata, a tratti appena abbozzata, contestualizzando il luogo e i personaggi, esseri menomati e incompleti, che si rivedono nella resa della prosa, vicina al “non-finito” michelangiolesco.

Ma tutto questo non deve trarre in inganno il lettore: Calvino mischia sapientemente i piani e imbastisce una storia a tratti leggera, umoristica nei suoi anfratti più inaspettati, comica nelle situazioni che ci presenta e calda, nel senso più emotivo del termine. La ricerca seriosa e intellettuale simboleggiata dal nome, Amerigo, convive con quella affettiva e umana del cognome, Ormea, che altro non è che l’anagramma della parola “Amore”.

Insomma, Calvino intrattiene e fa pensare, parla di aborto, di morale, di civiltà e democrazia mostrando i battibecchi tra scrutatori e conducendo in punta di pennino una storia che incanta e commuove, ci fa indignare e subito dopo sentirci in colpa per aver osato tanto, ribalte le prospettiva e spiega, nel mondo più semplice possibile, che la verità e la ragione non sono cose di questo mondo, che il compromesso – volente o nolente – non è il peggiore dei mali.

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“La giornata d’uno scrutatore” di Italo Calvino

edito da Einaudi

pp. 98  –  euro 9

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Recensione di Andrea Fiamma

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