“Ma non è certo colpa di Thomas Mann se finora non sono riuscito a raggiungere la vetta della sua Montagna Incantata” Daniel Pennac, Come un romanzo

1907. Hans Castorp, poco più che ventenne ingegnere di Amburgo agli inizi della sua carriera, si reca in visita per tre settimane dal cugino Joachim, ricoverato per tubercolosi in un sanatorio sulle Alpi Svizzere. Il suo soggiorno finirà per prolungarsi

La “Montagna incantata” (diventata “magica” nella recente edizione “I Meridiani” che ripropone il testo con una nuova traduzione, a partire dal titolo), uno degli “8000” della letteratura mondiale (metafora un po’ scontata ma calzante), è unanimemente considerato:
A) Il capolavoro di Thomas Mann
B) Una “mattonata”, fine categoria stilistica di cui fanno parte tutti quei libri sempre considerati un ottimo viatico contro l’insonnia.
Insomma un testo a cui guardare con venerazione ma tenendosi a rigorosa distanza.
Personalmente, ho scalato la Montagna due volte (chiedo venia per l’ennesima irresistibile metafora escursionistica), apprezzando la seconda volta anche più della prima, e appena posso faccio opera di proselitismo, cercando di far capire al popolo come la Montagna Incantata/Magica debba/possa essere letta (un residuo senso del pudore stilistico mi impedisce di scrivere “ascesa”)
Quindi, di seguito, in puro stile “Alta fedeltà”, (e passi la Montagna incantata, ma se non avete letto “Alta Fedeltà”, shame on you), cinque motivi per leggere la “Montagna Incantata”:
1) È un romanzo di difficile lettura (questo non è propriamente un motivo, ma passatemelo) e le innumerevoli pagine dedicate a temi come l’analisi del tempo e la vera natura malattia, nonché molti dialoghi tra il gesuita Napta e l’umanista Settembrini, probabilmente vi faranno sentire profondamente stupidi. Ma non lasciate che questo vi scoraggi: è un pur sempre un romanzo, non un astruso saggio; se riuscite a superare i punti più ostici, la trama riprende sempre a fluire, e l’unico motivo valido per abbandonare non sono queste difficoltà, ma solo se la storia non vi piace, come per ogni altro romanzo.
2) La storia appunto: la breve sinossi probabilmente non vi avrà emozionato, ma finirete per appassionarvi al microcosmo costituito dal sanatorio, una realtà dove il tempo scorre diversamente, un mondo con proprie regole precise, una moderna Ogigia incastonata tra le Alpi Svizzere, dove l’incantamento paradossalmente non deriva da un’atmosfera dionisiaca, quanto dal fascino della malattia e della morte. Inoltre pochi lo sottolineano ma la Montagna incantata è anche una storia d’amore, e come in tutte le storie del genere, finirete per leggere più in fretta per arrivare alle pagine che mostrano l’evolversi del contorto rapporto tra Hans e Claudia.
3) É il bildungsroman per eccellenza, se siete appassionati del genere; inoltre  la formazione in questo caso è duplice: se riuscite ad arrivare alla fine, il bombardamento di idee e suggestioni a cui sarete stati esposti nel corso del romanzo forse non vi cambierà la vita, ma lascerà inevitabilmente una traccia, più o meno intensa, questo dipende da voi.
4) Poterla rileggere: è il consiglio di Thomas Mann, che considerava il suo libro come una sorta di sinfonia, “un tessuto di temi dove le idee fanno parte dei motivi musicali”; e come in ogni brano musicale, è il secondo ascolto che porta a comprendere meglio il tema, a cogliere sfumature su cui non ci si era soffermati al primo ascolto, a comprendere appieno anche l’importanza e la necessità di passaggi particolarmente complessi che a una prima lettura ci erano sembrati fini a se stessi.
All’opinione di Mann associo umilmente la mia, aggiungendo che la prima lettura potrebbe essere in parte guastata da una sorta di ansia da prestazione, mentre la seconda volta riuscirete a gustarvela di più.
5) Se ce la fate, avrete letto la “Montagna Incantata”, uno dei più grandi romanzi mai scritti; inoltre tutti hanno letto Proust, più o meno, mentre voi sarete entrati in un vero club d’élite e quantomeno avrete un buon argomento di conversazione se vi trovate in ambienti intellettuali. Se alla fine di tutto non ci sarete riusciti, siete in buona compagnia: guardate l’incipit di Pennac, lo stesso scrive anche che “contrariamente alle buone bottiglie, i buoni libri non invecchiano. Ci aspettano sui nostri scaffali e siamo noi a invecchiare. Quando ci riteniamo abbastanza – invecchiati- per leggerli, li affrontiamo un’altra volta”.

“La montagna magica” di Thomas Mann

titolo originale: Der Zauberberg

edito da Mondadori (I Meridiani)

pag. 1422  –  euro 60

Recensione di Simone Ruffa