Lamento di Portnoy, quarto titolo e terzo romanzo di Philip Roth, quando uscì nel ’69 venne accusato di oscenità ma ottenne lo stesso, e forse proprio per questo, un grande successo.
E’ il monologo di Alexander Portnoy ebreo americano che, dallo psicanalista, parla delle sue nevrosi e ossessioni a sfondo sessuale. Rievoca la sua vita dall’infanzia e il suo rapporto con i genitori, ossessionati dalla paura che possa sempre succedere qualcosa: il padre basa la sua vita sul problema della sua inguaribile stitichezza e la madre è talmente invadente che, da bambino, pensava che ogni sua insegnante fosse sua madre travestita. Con la madre ha un rapporto morboso e la considera causa dei suoi problemi e sensi di colpa. La sua è una famiglia ossessionata dal conformismo, dall’attaccamento alle tradizioni ebraiche, che Portnoy spesso contesta e ridicolizza per gli assurdi divieti.
Ossessionato dalla masturbazione nell’adolescenza ma anche dal senso del dover essere un bravo bambino ebreo, diventerà un adulto di successo fissato con il sesso ma incapace di trovare uno stabile equilibrio sentimentale, passando da una storia all’altra, senza riuscire a farsi una famiglia come vorrebbe. Le sue ossessioni sessuali sono rivolte esclusivamente a ragazze non ebree quasi che, come egli sostiene, penetrando loro potesse penetrare anche l’ambiente sociale di provenienza.
La parte più interessante mi è sembrata quella finale, quando Portnoy va in Israele e si rende conto quasi incredulo che lì tutti sono ebrei.
Roth è stato accusato di mettere in ridicolo le abitudini ebraiche ma, in realtà, manifesta il desiderio di liberarsi da imposizioni legate ad un modello educativo opprimente. Il suo è un inno alla libertà sessuale e di pensiero, senza attaccare una particolare religione ma attaccando tutte quelle che in qualche modo limitano la libertà dell’individuo.
Un libro divertente, sarcastico sulla tendenza ebraica all’autoflagellazione e al compiacimento che ne segue e che contiene già molte delle caratteristiche che Roth svilupperà con i romanzi successivi, fino ad arrivare a “La macchia umana” e al capolavoro “Pastorale americana”.
“Lamento di Portnoy” di Philip Roth
edito da Einaudi
pp. 234 – euro 10,50
Recensione di Antonio Marianantoni