Hans Tuzzi ha saputo tratteggiare in questa biografia, rigorosamente documentata, il ritratto di un magnate, un magnate d’altri tempi, dell’uomo che oltre ad aver saputo creare una potente rete di banche e la maggiore compagnia di navigazione mondiale, aveva salvato l’economia degli Stati Uniti nel 1907 e aveva traghettato quel paese verso un destino imperiale rispetto alla finanza mondiale, ma aveva anche affiancato all’abilità dell’uomo d’affari l’arte del fine conoscitore di opere d’arte e di vero amante del bello; un uomo colto, raffinato e filantropo le cui collezioni avrebbero fatto della sua Library una “casa-scrigno” e avrebbero arricchito i maggiori musei di New York.
È questo un tratto distintivo della biografia di J.P. Morgan tracciata da Tuzzi che aggiunge al suo raccontare, da fine narratore, una qualità in più con la quale non manca di catturare il lettore: tocchi da esperto e originale romanziere ne contraddistinguono la scelta narrativa e sanno rendere l’approccio alle vicende accattivante e coinvolgente.
Chiamatemi come vi pare, il mio nome non ha nessuna importanza. Ciò che importa è che da alcuni mesi sono il segretario di una leggenda. Una leggenda che, ora, sta combattendo con la morte.
Queste le parole con le quali si apre la prima pagina alla data “21 marzo 1913, mattino”; successivamente altre voci convergeranno alla ricostruzione della storia dell’uomo più potente del mondo di allora e dei suoi tesori d’arte, popolando gli ultimi giorni di vita a Roma con figure familiari, ricordi, situazioni e sentimenti che evidenzieranno l’uomo e i suoi affetti, ma anche i difetti, le paure, le lontane e recenti malattie nervose che ne avrebbero fiaccato il fisico, nel momento della piena verità per tutti: l’approssimarsi della fine.
E il lettore scopre l’uomo anche attraverso la figura della sua assistente, amica e confidente oltre a essere stata da lui riconosciuta e stimata come creatrice della sua Biblioteca prestigiosa: Miss Belle, donna colta, tenace e vera intenditrice di opere d’arte, capace di trattare, per quanto giovane, con i notabili del settore, riuscendo con il suo fascino e le sue competenze a garantire a Morgan gioielli dell’arte del passato.
Un mondo quello di JPM, acronimo con cui viene designato il protagonista, dove le vicende che hanno caratterizzato la vita del proprietario di banche e di industrie si mescolano, nell’inventario di chiusura, con i piaceri e il gusto della bellezza per l’opera d’arte e per il collezionismo che il solo denaro non può assicurare, con la solitudine di chi, come un qualunque essere umano, affronta le traversie e le gioie della vita comunque da solo, soprattutto nei momenti che precedono l’estremo saluto.
La vicenda si svolge dal 21 marzo 1913 al 31 marzo dello stesso anno, i giorni cruciali della malattia nei quali la voce narrante ripercorre momenti salienti della vita di Morgan che seppe utilizzare la propria ricchezza alla ricerca di un patrimonio artistico da collezionare ma anche da tramandare e preservare.
Una biografia piacevole, scorrevole che si legge come una bella pagina di romanzo; importante per le riflessioni che propone, nel confronto con l’oggi, su di un uomo che dal denaro non aveva voluto solo produrre altro denaro, ma possedere, conservare e tramandare la bellezza, l’unicità e la creatività.
Interessante la Nota conclusiva dove l’autore risponde in maniera documentata alle curiosità suscitate nel lettore il quale può misurare agevolmente lo spessore della narrazione con quello della realtà biografica e dove si disvelano, come in un’agnizione finale, i segreti della bella Belle.
“Morte di un magnate americano” di Hans Tuzzi
edito da Skira (Narrativa)
pp. 176 – euro 15
Recensione di Salvina Pizzuoli