Una società violenta, governata dai pregiudizi e attraversata visceralmente dall’odio, è quella che prende corpo in “Intruder in the Dust”, romanzo di William Faulkner apparso nel 1948, fra gli ultimi capolavori dello scrittore che con maggior nitidezza ha rappresentato le contraddizioni del profondo Sud americano. Il titolo è stato tradotto in “Non si fruga nella polvere”, sebbene Fernanda Pivano, autrice della versione italiana, non abbia mancato di sottolineare l’ambiguità del titolo originale: la parola “dust” più che indicare la polvere sarebbe piuttosto un dialettismo per “dusk”, cioè “crepuscolo”, termine questo che pare adattarsi non solo alle coordinate temporali della narrazione ma in senso più ampio all’intera ambientazione.
Crepuscolare è infatti questo scorcio del Sud degli Stati Uniti, lontano dalle mitiche raffigurazioni della Guerra Civile, delle piantagioni e della schiavitù; un Sud entrato ormai nel pieno del Novecento, quando i modelli di consumo e di sviluppo economico che stanno mutando  il volto dell’America cominciano ad affermarsi anche nelle zone periferiche e rurali del Paese. Per quanto queste trasformazioni siano ormai ben avvertibili anche nella Contea di Yoknapatawpha – immaginario luogo nel quale Faulkner ha ambientato tutti i suoi più grandi successi, da “L’urlo e il furore” a “Assalonne, Assalonne!”, passando per “Santuario” e “Luce d’agosto” –, poco è cambiato per quanto riguarda l’integrazione razziale in un contesto che vede i “negri” costretti a rispettare norme non scritte di sottomissione e a servire i bianchi, detentori della moralità sociale dominante. Così quando si sparge la voce che Lucas Beauchamp – uno di quei negri “che non ha alcuna intenzione di comportarsi da negro” – ha ucciso in pieno giorno un uomo bianco, sparandogli alle spalle con la sua rivoltella, su tutta la Contea pare scendere una tetra aria che preannuncia un pubblico linciaggio, cui nessuno sembra potersi o volersi opporre: la colpevolezza di Lucas è da tutti accettata e lui stesso pare propenso a non difendersi. A muoversi controcorrente, oltre i pregiudizi e l’odio razziale, è solo Chick Mallison, il giovane protagonista del romanzo, sicuro dell’esistenza di un’altra verità che spieghi l’accaduto e al quale Lucas ha affidato un enigmatico proclama di innocenza, la cui prova definitiva si cela nella tomba dell’assassinato. È un’interminabile notte insonne, che ha il sapore dell’esperienza formativa e di trapasso verso la maturità, quella in cui Chick arriverà a dimostrare prima che la pubblica ritorsione contro il sospettato possa avere luogo e lo farà con il solo aiuto del fidato amico nero e di un’anziana signora, una realtà ben diversa capace di rivelare la vera essenza di quella comunità retrograda e razzista, che in faccia alle proprie colpe potrà solo assolversi in un comune senso di celata vergogna.

Uno spazio a sé meritano le considerazioni stilistiche su un autore incredibilmente originale e fuori dal comune, uno dei giganti della letteratura del Novecento, e non solo in riferimento alla produzione americana. La narrazione si svolge interamente in prima persona e proprio ciò permette al modernismo di Faulkner di distendersi in tutta la sua potenza espressiva. Non basta infatti dire che la vicenda è vista attraverso gli occhi del protagonista: Faulkner fa di più, facendo entrare il lettore addirittura nella mente del giovane Chick. Ai dialoghi, alle descrizioni e alle vicende narrate si intrecciano infatti, spesso in maniera intricata, come parentesi e sottoparentesi, o come un germogliare incontrollato e senza limiti, pensieri, ricordi ed emozioni, che danno vita a straripanti flussi di coscienza di joyciana memoria che proiettano il lettore all’interno della mente del protagonista. Sebbene a tratti molto impegnativo, è proprio questo stile unico della prosa di Faulkner, fatta di lunghissimi periodi – spesso liberi dai vincoli della punteggiatura – nei quali si intrecciano continuamente livello narrativo e livello coscienziale, a dare tanta forza alla narrazione, che si dispiega come un fiume in piena, ricca, travolgente e suggestiva come quella di pochissimi altri autori del Novecento, capace di appassionare il lettore e di sospingerlo, ammaliato e rapito, sino all’ultima pagina del romanzo.

“Non si fruga nella polvere” di William Faulkner
Titolo originale: “Intruder in the Dust”
edito da Einaudi
pp. 282  –  euro 15