Sono trascorsi alcuni mesi dalla prima lettura, su un e-book reader, delle milleottocentocinquanta parole che compongono questo breve romanzo dello scrittore veneziano Roberto Ferrucci; una prima lettura che, inevitabilmente, mi riconduceva al precedente romanzo, “Sentimenti sovversivi”: da Saint-Nazaire, cittadina portuale della costa atlantica francese, il protagonista inviava un sms a Teresa, l’amata compagna rimasta a Venezia; poche righe, dal tono impacciato, in cui considerava l’ipotesi di mettere al mondo un figlio e perché no, di farlo nascere proprio lì, in Francia. Stessi personaggi, dunque – Teresa, la famiglia Danto – stesso ambiente – Saint-Nazaire, Venezia – la medesima scrittura, delicata e inconfondibile di Roberto Ferrucci. Milleottocentocinquanta parole che poi, con il passare dei giorni e delle settimane, stranamente – e non so perché – ritornavano alla memoria, riproponendosi concentrate in un tutt’uno di riflessioni, svelando significati ai quali avevo attribuito poca importanza. Ho ripreso così letteralmente in mano Sentimenti decisivi, e andando (ahimè!) contro la funzionalità dell’ebook, ho stampato le poche pagine che lo compongono, per l’esattezza dieci, comprese la copertina e la pagina di dedica ad Antonio Tabucchi.
Come suggerisce l’etimologia del termine decisivi, ho affrontato il romanzo in quanto tale, ritagliandolo, separandolo da un contesto più ampio, rendendolo in tal modo unico, a sé stante; penso sia proprio così che andrebbe letto, questo piccolo gioiello di scrittura. Una meraviglia narrativa che nasce dall’osservazione minuziosa di un gesto, quello di Teresa in attesa di Adele, che solleva e tiene tra due dita una preziosa bottiglia di vino. “Un gesto naturale, una specie di magia”: dalla suggestione di un’immagine, lo scrittore raccoglie emozioni, lievi istanti, che insieme a stupore e commozione si fanno densi, sentimenti appunto e via via, lentamente, li adatta al testo narrativo. Un percorso a ritroso immaginato nei dettagli: questo è ciò che fa il protagonista. Questo è l’invito che fa Roberto Ferrucci a noi lettori: ci esorta a vedere e a restare noi stessi incantati dalla semplicità e dall’evanescenza di un gesto, ci invita ad andare e a ritornare, nella fluidità della narrazione, lì e qui – a Saint-Nazaire e a Venezia, nella Francia delle ultime elezioni presidenziali e nella nostra Italia, “un Paese senza più valori, devastato dal berlusconismo” – dentro e fuori – in un appartamento al decimo piano del Building e in una piazza – a muoverci nella dimensione di ciò che è celato – “il viaggio di Adele dentro sua madre, verso di noi” – e ciò che è evidente – “Teresa è voltata verso di me, si tiene la pancia, mi sorride” – di emozioni mostrate – la gioia di diventare padre – e di stati d’animo mimetizzati – il timore di non essere all’altezza, l’essere padre a cinquant’anni. Un equilibrio perfetto, quindi, raggiunto attraverso opposti che si completano, presenza e assenza, unione e distacco, ambienti urbani e luoghi interiori. Allora ecco che Teresa lascia Venezia e va a vivere in Francia, va a lavorare in un’enoteca, nella cave Tastevin dei Danto. Una cave, la cui etimologia evoca il luogo nascosto, non visibile, che custodisce e conserva, una sorta di utero materno. Ed è in essa, nella cave, che l’io narrante entra, per potergliela raccontare dall’interno, a Teresa, a noi. Noi lettori, già un tempo spettatori del sentimento profondo tra questo io e la sua donna, ora partecipiamo alla nascita di un nuovo sentimento, di cui Adele è in qualche modo metafora.
Un racconto intimo eppure così familiare, una confessione a noi lettori che eravamo rimasti sospesi sull’invio di quell’sms, a interrogarci sulla reazione di Teresa alla ricezione del messaggio. Un racconto in cui tutto è amplificato, la percezione, la visione, il sentimento. Si finisce così di condividerli, questi sentimenti decisivi, di apprezzarli e considerarli un prezioso lavoro di scrittura paragonabile a un atto d’amore nei confronti della letteratura e della lingua. Sillabazioni che tornano e si ripetono nelle parole che compongono i titoli dei due romanzi, sentimenti sovversivi e sentimenti decisivi, l’accento piano, la rispondenza e l’effetto dei suoni vocalici dei nomi Teresa e Adele, la connessione etimologica tra il gesto e la gestazione stessa, il simbolico lento adeguarsi del ventre di Teresa a Adele e la creazione del testo narrativo.
Dopo aver letto questa bellezza di racconto, viene inevitabilmente da chiedersi a quali altri sentimenti noi lettori saremo chiamati ad assistere e a restare nuovamente incantati. Io l’ho fatto, mentre ripiegavo minuziosamente i fogli e li riponevo sullo scaffale della mia libreria, fra “Sentimenti sovversivi” e “Si sta facendo sempre più tardi” di Antonio Tabucchi.
“Sentimenti decisivi” di Roberto Ferrucci
edito da Feltrinelli
numero caratteri 10878 – euro 0,99 (formato ebook)