Bianca. La copertina di Sentimenti sovversivi è bianca. Bellissima e lucidissima, non lascia trapelare nulla sulla trama, sempre che ne esista una, di trama. Scelgo questo libro, attratta dalla copertina candida, silenziosa, quasi anonima. Sentimenti. Sovversivi. I sentimenti sono sovversivi, penso. Leggo l’incipit, qualche riga, distrattamente a caso, e poche parole, “tutto il bianco percepito”, mi avvolgono, mi seducono. Insieme all’io narrante, mi affaccio dalla terrazza dell’appartamento al decimo piano del Building, una residenza, nella località balneare di Saint-Nazaire, in Francia, che ospita scrittori e traduttori di tutto il mondo, invitati dalla Maison des écrivains étrangers et des traducteurs a scrivere le loro opere. Insieme al protagonista mi lascio travolgere dal vento, unico, che scompiglia i fogli dello scrittore protagonista atto a scrivere la sua storia d’amore, seria, intensa e completa, nostalgica e struggente, quella provata e vissuta con la donna amata, Teresa, lontana, rimasta a Venezia, la loro Venezia; un amore affatto sovversivo, un amore che non turba, non agita l’animo poiché Teresa è una creatura quasi perfetta, rassicurante come una madre, complice come una sorella, passionale ed eterea come un’amante, donna indefinita infine, che recupera la dimensione umana nel momento in cui si smarrisce in uno sguardo, volto all’infinito, oltre una finestra. A questo sentimento armonioso e pulito, stabile solo quanto la quotidianità e la normalità nella loro essenza possono essere, siano una passeggiata fra le calli veneziane, uno star seduti a scrivere nell’ufficio dal panorama più bello del mondo, riva dei Sette Martiri, o un nascondersi fra gli scaffali di un ipermercato francese, per sfuggire il luogo comune dell’italiano borioso e spaccone all’estero, insomma a tutto ciò l’io narrante contrappone un altro sentimento, quello provato per il proprio paese, lontano e osservato da lontano che, abbassando lo sguardo, si può definire vergogna; il protagonista è turbato, sovvertito nell’animo, prova indignazione per come il suo paese, l’Italia, si presenta al mondo intero, un teatrino di comportamenti, atteggiamenti e luoghi comuni che la caratterizzano, la ridicolizzano. Ecco, questo romanzo mi sovverte in quanto lettore, smuove in fondo al mio animo, mi fa provare vergogna, anch’io piccola comparsa di quel teatrino che è stato il mio paese in tutti questi anni, fa scaturire in me il desiderio di un cambiamento, la necessità di un riscatto. Il finale del romanzo, in quanto tale, non esiste. Ma ciascun lettore può intuirlo, percepirlo. Ferrucci scrive il suo racconto attraverso immagini, viaggi interiori, pensieri e riflessioni minuziosamente create grazie ad uno stile elegante, trasparente, altamente connesso all’Ecole du Regard, al Nouveau Roman. E la scrittura, quindi, viene eletta quale vera protagonista del romanzo; la scrittura, appunto, essenza e fine stesso del romanzo.
pubblicato da ISBN Edizioni
pp. 160 – euro 17