Sei personaggi in cerca d’amore! È stata questa la mia esclamazione non appena terminai di leggere l’ultimo romanzo di Luca Bianchini, giovane scrittore torinese che per Mondadori ha pubblicato con successo Instant love (2003), Ti seguo ogni notte (2004) e Se domani farà bel tempo (2007).
Premetto che non si tratta di un dramma; “Siamo solo amici” è un romanzo molto divertente, una commedia dal tono agrodolce che nasce dall’incontro casuale tra i due protagonisti principali, Giacomo, impeccabile concierge di una graziosa locanda veneziana, tanto distinto e raffinato esteriormente, quanto abitudinario e maniacale interiormente, e Rafael, un ex-portiere di calcio, un brasiliano giovane e bello, spirito carioca carismatico ed effervescente. L’espediente narrativo dell’incontro funge da punto di partenza – e sarà anche punto d’arrivo – di una “ricerca”, di un viaggio simbolico proiettato verso quel “qualcosa” di cui i personaggi avvertono la mancanza: l’amore in primo luogo, ma anche il coraggio di vivere, di cambiare, di relazionarsi e confrontarsi con l’altro, di comprendere infine il proprio io. Sei personaggi, dunque, tutti fondamentalmente soli, aggrappati ad una“vita senza fretta, primo sintomo dell’infelicità” ed intrappolati in identità artefatte e certezze apparenti. Figure inizialmente statiche, isolate nel “loro” mondo che scopriamo essere anche un po’ il nostro, quello di una quotidianità che rassicura, di una metodicità che rende invulnerabili, quello che si avvale di un linguaggio prestabilito e convenzionale che appare sì coinvolgente, globalizzante ma che, nello stesso tempo, è disorientante, illusorio.
L’intero racconto ruota attorno alla figura di Giacomo: paradossalmente, il personaggio più introverso e solitario del romanzo funge da elemento unificante, anello di congiunzione con tutti gli altri.“Giacomo prese per mano Frida che prese per mano Rafael che avrebbe preso per mano tutti i passanti. Nessuno sapeva dove stessero andando, ma tutti si fidavano di lui”. Giacomo apre le porte del suo albergo a “Cannareggio, nella Venezia che appartiene a tutti”, crocevia, zona neutrale in cui confluisce la sua storia e quella dei suoi amici e dalla quale ne escono trasformati; luogo che diviene teatro di una magnifica carrellata delle tante possibilità di amare e delle varie tipologie di amore. Ecco allora Amore proibito, quello che Giacomo ha fissato su una foto, sentimento soffocato, segreto, provato in gioventù per l’amico Salvo. Amore platonico, quello di Elena, la Madame Bovary con l’Iphone, moglie tradita e trascurata dal marito in carriera, che desidera riscattare la sua piatta vita con Giacomo. Amore nostalgico, quello dell’anziana signora Silvana, figura simpaticissima, che si insinua nelle vite degli altri con arguti commenti in perfetto dialetto veneziano. Amore fiabesco, quello di Tamara, una Lady Gaga dai sentimenti veri. E poi Amore passionale quello di Rafael, che insegue un’attrice in fuga dal personaggio che l’ha resa famosa; e Amore surrogato, quello che vive continuamente Frida con i suoi clienti, giovane squillo che alla fine scoprirà essere Giacomo l’uomo della sua vita: “la prostituta a cena con il portiere sarebbe stata impensabile anche per Pretty Woman, troppo presa dalla sua ambizione hollywoodiana per capire che il principe azzurro, in realtà, non era Richard Gere, ma il direttore che le aveva insegnato a usare le posate”.
Il finale del romanzo è eccezionale, imprevedibile e struggente. Nato da un incontro fortuito, il “viaggio” intrapreso dai personaggi si conclude con la loro ri-unione, riconoscente nei confronti di Giacomo, spontanea e liberatoria come solo un abbraccio può essere. Un finale che commuove e fa sorridere al tempo stesso; che fa ironicamente esclamare: “Per essere felici, bisogna fare in fretta!”
edito da Mondadori
pp. 288 – euro 19