“Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammanniti (Mondadori)
Sono due le storie principali di questo romanzo, che nel 1999 ha reso famoso il suo autore, Niccolò Ammanniti, a livello nazionale. Le peripezie del giovane Pietro Moroni e quelle del maturo playboy Graziano Biglia corrono infatti parallele, finché alla fine non si intersecano. Caratterizzata da numerosi flash back e repentini cambi di scena, la vicenda risulta quasi difficile da seguire all’inizio, finché non si è catapultati nel turbinio di eventi, che coinvolgono il lettore come se fosse lì accanto ad ognuno dei personaggi.
Nessuno di loro è totalmente positivo, neppure il protagonista di dodici anni, Pietro. Fino quasi all’ultimo sembra essere animato da buoni sentimenti, descritto subito all’inizio come un normale bravo ragazzino, che sembra più piccolo della sua età, naso all’insù, occhi grandi e capelli tagliati “alla meno peggio” dalla madre. Tuttavia, con un colpo di scena finale, tutto si capovolge e sarà proprio lui il colpevole di una tragedia. La vittima è l’altro personaggio che sembrerebbe totalmente positivo, se non fosse per la sua eccessiva immobilità. Si tratta della professoressa Flora Palmieri, che nasconde un mondo di dolore dietro la sua facciata di zitella inacidita.
Sono dunque molto sfaccettati i protagonisti di questo romanzo e nessuno alla fine è quello che sembra. Questo è sicuramente uno dei punti di forza della narrazione, insieme al fatto che quello che appare in principio un racconto adolescenziale divertente, si trasforma man mano quasi in un romanzo di denuncia sociale. Si ride, si piange e si riflette molto davanti all’affresco di un’umanità degradata, da cui il giovane protagonista vorrebbe fuggire. L’unico mezzo che trova per cercare di farlo è però attirare l’attenzione attraverso un gesto estremo, fatto con ingenuità, che provocherà una tragedia, anche se fatto con ingenuità e senza reale desiderio di nuocere.
La vicenda si svolge ad Ischiano Scalo, luogo di fantasia nella Maremma, tra Toscana e Lazio. “Il mare c’è, ma non si vede”, come la possibilità di essere felici. Tutti i personaggi inseguono una vita migliore, ma sono come ingabbiati nel grigiore delle loro origini. Uno su tutti è il pittoresco Graziano Biglia, playboy incallito, che ha girato il mondo, avuto mille donne, vissuto all’insegna di sesso, droga e rock and roll, ma il cui sogno è sposarsi e aprire una jeanseria ad Ischiano Scalo. Il suo incontro con l’innocente e misteriosa professoressa Palmieri è sicuramente uno dei momenti più belli del romanzo. Questi due personaggi diametralmente opposti sono alla fine alla ricerca delle stesse cose, la tenerezza e la possibilità di cambiare un’esistenza vuota e misera. Tutta l’essenza del romanzo è infatti già nel titolo, ripreso anche da Vasco Rossi, per una sua canzone dell’album Stupido Hotel del 2001.
edito da Mondadori
pp. 462 – euro 10.50
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1 comment
Bunnyboy says:
apr 7, 2013
W la tenerezza! p.s ottima recensione