Un impiegato della Conservatoria Generale dell’Anagrafe. Un lavoro ripetitivo e noioso. La curiosità che suscita un nome su una scheda. La creazione di credenziali e documenti falsi per poter indagare sulla vita di questa persona sconosciuta.
È così che la vita di Josè prende una piega tutta nuova, trasformandosi da monotona in avventurosa. Impiegato modello durante il giorno, di notte compie incursioni in Conservatoria e va a caccia di informazioni sotto falso nome. Tra situazioni rocambolesche, pericolose peripezie, tristi verità, si assiste a una graduale trasformazione del protagonista che mette a repentaglio tutto ciò che ha, il lavoro e la casa, per poter finalmente accedere a una vita non più tinta delle sole tonalità di grigio.
Tra verosimile e incredibile, Josè Saramago ci guida in un viaggio intimistico, di profonda metamorfosi interiore, dove le paure e la pusillanimità che inchiodavano un povero scrivano lasciano il posto al rischio, al pericolo, all’incerto, trasformando l’iniziale film in bianco e nero in un thriller a colori.
Sono molteplici gli spunti di riflessione che ci offre Saramago: primo fra tutti l’accettazione che dietro un nome c’è sempre una persona con gioie e sofferenze, relazioni umane e solitudini, ma soprattutto che in ciascuno di noi si celano un Mr Hyde e un dottor Jekyll che con la loro alternanza e coesistenza danno un po’ di vigore ed equilibrio alle nostre esistenze.
La caratteristica scrittura di Saramago, priva di punteggiatura, contribuisce a rendere la storia un unico discorso degno d’essere ascoltato tutto d’un fiato per giungere a una conclusione davvero inaspettata.
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“Tutti i nomi” di José Saramago
edito da Feltrinelli
pp. 224 – euro 9
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Recensione di Irene Gherardotti
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